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GREEN ECONOMY E SICUREZZA SUL LAVORO

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Si parla sempre più spesso di Green Economy, che secondo la definizione data dalla Commissione Europea e l’Unep, pone l’attenzione sulla sopravvivenza del pianeta, e quindi si concentra sull’economia a basse emissioni di CO2 e sull’utilizzo efficiente delle risorse enfatizzando anche temi di natura sociale (crescita, lavoro, povertà, benessere umano, equità sociale..). Essa si configura come un nuovo modello socio/economico che pone un’attenzione paritaria anche al mondo produttivo, alla crescita economica e al sociale.
La sicurezza del lavoro, perciò, rientra fra i temi. Non sarà quindi un semplice obbligo normativo ma dovrà entrare a far parte del grande progetto di rinnovamento Green, che viene spesso sintetizzato con le 3P: Pianeta, Persone, Profitto.

Le ricadute in azienda in materia di salute e sicurezza
All’imprenditore, che dovrà riconvertire la propria azienda in prospettiva Green o che vorrà aprire una nuova attività, sarà richiesto un notevole impegno organizzativo ed economico, ma soprattutto una “grande responsabilità ambientale e sociale”.
Il lavoratore sarà riconvertito con innovativi metodi organizzativi a nuovi lavori (cd lavori verdi), all’impiego delle nuove tecnologie, di nuovi materiali/attrezzature. Sarà quindi esposto a diversi rischi rispetto a prima e dovrà quindi essere formato per poterli affrontare consapevolmente.
Il vero tema del Workshop che il Laboratorio Macchine e attrezzature di lavoro dell’Inail ha proposto nell’ambito di Ambiente Lavoro 2020, tenutosi per la prima volta online, era ed è di concentrarsi sugli aspetti di sicurezza legati alle attività e alle tecnologie di maggiore impatto nella transizione alla Green economy, ovvero quelle tecnologie innovative necessarie a supportare a 360 gradi la sostenibilità, la sicurezza nella produzione di energia rinnovabile e la sicurezza negli edifici e nelle città sostenibili.
Nonostante non siano stati toccati tutti i temi, in riferimento alle fonti di energia rinnovabile l’ing. Luciano Di Donato aveva posto l’accento sulla trasformazione dell’energia cinetica del vento e dell’energia solare in energia elettrica (gli aerogeneratori, ad esempio, sono macchine, e peraltro molto “speciali” in quanto alla caratterizzazione dei rischi). Esiste il grande eolico, il minieolico e il microeolico che sono destinati ad essere integrati in piccole realtà, così come gli impianti ad energia solare.
Quindi, oltre ai rischi strettamente legati alla tecnologia, bisogna ripensare l’edificio per integrarli e per garantire anche la loro manutenzione in sicurezza, tenendo conto della frequenza e delle modalità di accesso previste dai loro fabbricanti.
Un esempio lo possiamo vedere con le cosiddette Smart City: in questo caso non si può non prendere in considerazione la mole di ricadute sulla sicurezza per i lavoratori che vi interagiranno durante l’attività di costruzione, trasformazione, manutenzione, o semplicemente come semplici fruitori dell’ambiente di lavoro.
Le macchine, gli impianti e le tecnologie saranno sempre più integrati nella nuova realtà edilizia e urbana. Con la diffusione della “smartizzazione” dell’edificio o della città seguendo l’evoluzione 4.0, essi stessi (edificio o città) diventeranno sempre più parte di un insieme integrato in un unico sistema regolato da sensori di varia natura ( nell’ambito del Workshop, questi aspetti erano stati affrontati dall’arch. Daniela Freda).
La prospettiva sarebbe quindi che proprio scienza e tecnologia innovativa forniranno gli strumenti per raggiungere l’obiettivo Green, introducendo al tempo stesso rischi non presenti precedentemente.
Oltre alla produzione di energia da fonti rinnovabili, i processi di cambiamento riguarderanno ad esempio l’efficientamento dei sistemi produttivi, la più efficace gestione dei rifiuti, la digitalizzazione, ecc…
La nuova fabbrica digitale sarà caratterizzata da un flusso di comunicazione in tempo reale, dalla capacità autodiagnostica e dal controllo a distanza della produzione, dalla personalizzazione dei prodotti in funzione della domanda, dalla simulazione della produzione in ambiente virtuale e così via, mentre all’uomo resterà il compito di progettare i sistemi, di controllare e migliorare i processi produttivi (e quindi i prodotti e i servizi), più in generale di governare le tecnologie e di garantire la creatività che le macchine non hanno.
Dunque viene ribadita l’importanza di partecipare attivamente a questa transizione, e si lavora affinché si possa aggiungere al grande progetto organico della Green economy anche l’obiettivo di affrancare, sempre di più, i lavoratori dal rischio infortuni, favorendo lo sviluppo e l’impiego di nuove tecnologie per migliorare la sicurezza dei lavoratori, individuando i rischi emergenti dall’impiego delle nuove tecnologie contribuendo alla loro normalizzazione.